Il ko del Bentegodi pesa come un macigno per la corsa a quella Champions League fondamentale per il futuro del Napoli. Immensa la delusione tra tifosi ed addetti ai lavori che hanno fatto scattare già la caccia al colpevole: nessuno è esente da polemiche, da Benitez ai calciatori, passando per le scelte societarie sul mercato. Tutti sul banco degli imputati, quindi, anche se in una situazione del genere professarsi portatore sano di verità è esercizio criticabile.
TURNOVER E POLEMICHE – Presentarsi ad un match importante come quello col Verona senza calciatori del calibro di Higuain, Callejon e Gabbiadini sarebbe stato inevitabilmente il principale capo d'accusa per Rafa Benitez in caso di sconfitta. E così è stato. Una prassi, quella delle rotazioni, che il tecnico spagnolo ha sempre definito fondamentale per arrivare in fondo alle tre competizioni ma che fa storcere il naso a molti. Senza entrare nel merito della querelle un dato bisogna sottolinearlo: a Palermo e Torino, sedi delle precedenti sconfitte azzurre, in campo c’erano quasi tutti i migliori e la figuraccia arrivò ugualmente. L’undici sceso in campo ieri sera, inoltre, aveva senza dubbio le carte in regola per giocare quantomeno ad armi pari con la truppa di Mandorlini, apparsa invece infinitamente superiore soprattutto nella prima fase della gara. Il problema, forse, potrebbe essere anche altrove.
APPROCCIO MOLLE – E’ quasi inspiegabile l’impatto scialbo e senza grinta mostrato dal Napoli nelle sue ultime tre uscite fuori casa. Contro Palermo, Torino e Verona si è di fatto regalato gran parte del primo tempo agli avversari, un segnale preoccupante e che spesso si è pagato a caro prezzo. Lasciar spazio a chi cerca di trovare il gol con l’impeto iniziale per poi rintanarsi e difendersi col coltello tra i denti pare quasi un suicidio reiterato. Senza intensità nè compattezza ogni errore del singolo diventa irreparabile. I limiti mentali di questo gruppo, che in campo troppo spesso si rilassa elargendo regali imperdonabili, appaiono ormai ben noti e la sua difficoltà nel coprirsi a difesa schierata completa troppe volte la frittata.
CROLLO DIFENSIVO – Equilibrio, maledetto equilibrio. La sua ricerca lo ha reso ormai quasi un tesoro nascosto ed inestimabile. Benitez ne parla da quasi due anni, eppure i fatti dicono che la situazione stia peggiorando: 39 le reti subite in tutta la scorsa stagione, 35 quelle incassate ad oggi quando mancano ancora 11 giornate. Un crollo assurdo per un tecnico che nella sua carriera ha sempre sfoggiato retroguardie imperforabili: impossibile pensare che Benitez abbia improvvisamente disimparato come si difende, ma i numeri parlano chiaro. Questione di mentalità, di incomprensioni, o di calciatori poco affidabili per obiettivi di così grande livello? Impossibile sciorinare certezze, anche se ogni fattore, probabilmente, porta un pezzo di verità.
NO AL DE PROFUNDIS – In ogni caso, la stagione è ancora apertissima. La corsa al podio della Serie A resta ampiamente alla portata degli azzurri che in Coppa Italia ed Europa League continuano a farsi rispettare. Un'altra striscia positiva come quella vissuta dopo il ko col Milan a dicembre (con 12 vittorie in 14 uscite) può cambiare totalmente gli scenari. C’è ancora tanta carne al fuoco ed è presto, quindi, per sparare a zero su un gruppo che lo scorso anno ha battuto record storici conquistando due trofei. Cantare il de profundis del progetto Benitez, nonostante l’evidente crisi, è eccessivo quanto prematuro: il tempo delle sentenze è ancora lontano e spararne adesso può essere solo controproducente, per tutti.
Il ko del Bentegodi pesa come un macigno per la corsa a quella Champions League fondamentale per il futuro del Napoli. Immensa la delusione tra tifosi ed addetti ai lavori che hanno fatto scattare già la caccia al colpevole: nessuno è esente da polemiche, da Benitez ai calciatori, passando per le scelte societarie sul mercato. Tutti sul banco degli imputati, quindi, anche se in una situazione del genere professarsi portatore sano di verità è esercizio criticabile.
TURNOVER E POLEMICHE – Presentarsi ad un match importante come quello col Verona senza calciatori del calibro di Higuain, Callejon e Gabbiadini sarebbe stato inevitabilmente il principale capo d'accusa per Rafa Benitez in caso di sconfitta. E così è stato. Una prassi, quella delle rotazioni, che il tecnico spagnolo ha sempre definito fondamentale per arrivare in fondo alle tre competizioni ma che fa storcere il naso a molti. Senza entrare nel merito della querelle un dato bisogna sottolinearlo: a Palermo e Torino, sedi delle precedenti sconfitte azzurre, in campo c’erano quasi tutti i migliori e la figuraccia arrivò ugualmente. L’undici sceso in campo ieri sera, inoltre, aveva senza dubbio le carte in regola per giocare quantomeno ad armi pari con la truppa di Mandorlini, apparsa invece infinitamente superiore soprattutto nella prima fase della gara. Il problema, forse, potrebbe essere anche altrove.
APPROCCIO MOLLE – E’ quasi inspiegabile l’impatto scialbo e senza grinta mostrato dal Napoli nelle sue ultime tre uscite fuori casa. Contro Palermo, Torino e Verona si è di fatto regalato gran parte del primo tempo agli avversari, un segnale preoccupante e che spesso si è pagato a caro prezzo. Lasciar spazio a chi cerca di trovare il gol con l’impeto iniziale per poi rintanarsi e difendersi col coltello tra i denti pare quasi un suicidio reiterato. Senza intensità nè compattezza ogni errore del singolo diventa irreparabile. I limiti mentali di questo gruppo, che in campo troppo spesso si rilassa elargendo regali imperdonabili, appaiono ormai ben noti e la sua difficoltà nel coprirsi a difesa schierata completa troppe volte la frittata.
CROLLO DIFENSIVO – Equilibrio, maledetto equilibrio. La sua ricerca lo ha reso ormai quasi un tesoro nascosto ed inestimabile. Benitez ne parla da quasi due anni, eppure i fatti dicono che la situazione stia peggiorando: 39 le reti subite in tutta la scorsa stagione, 35 quelle incassate ad oggi quando mancano ancora 11 giornate. Un crollo assurdo per un tecnico che nella sua carriera ha sempre sfoggiato retroguardie imperforabili: impossibile pensare che Benitez abbia improvvisamente disimparato come si difende, ma i numeri parlano chiaro. Questione di mentalità, di incomprensioni, o di calciatori poco affidabili per obiettivi di così grande livello? Impossibile sciorinare certezze, anche se ogni fattore, probabilmente, porta un pezzo di verità.
NO AL DE PROFUNDIS – In ogni caso, la stagione è ancora apertissima. La corsa al podio della Serie A resta ampiamente alla portata degli azzurri che in Coppa Italia ed Europa League continuano a farsi rispettare. Un'altra striscia positiva come quella vissuta dopo il ko col Milan a dicembre (con 12 vittorie in 14 uscite) può cambiare totalmente gli scenari. C’è ancora tanta carne al fuoco ed è presto, quindi, per sparare a zero su un gruppo che lo scorso anno ha battuto record storici conquistando due trofei. Cantare il de profundis del progetto Benitez, nonostante l’evidente crisi, è eccessivo quanto prematuro: il tempo delle sentenze è ancora lontano e spararne adesso può essere solo controproducente, per tutti.
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