SCHEDA 10Maggio87.it - http://www.10maggio87.it/scheda/Posio/
PROFILO: Siamo ad Ostiano, un bel comune lombardo famoso per ospitare un'antica sinagoga ed uno splendido castello medioevale, ed è il 1931. In Italia torna in vigore la pena di morte, Marconi finalizza la sua comunicazione radio ed in un appartamento parigino un ometto strambo ultima la sua opera più grande: "Gli orologi molli" e quell'uomo era Salvador Dalì. In quell'anno però, in quel comune bresciano, nasce un ragazzo che cambierà per sempre la storia del gioco più amato al mondo, quel ragazzo si chiama Celso Posio.
Il nome non è molto familiare ai più giovani e forse in pochi, veramente in pochi, si ricorderanno di averlo visto giocare ma negli anni '50 è stato il pilastro del Napoli grazie alla sua duttilità tattica. È forse il primo vero jolly, ed il più completo, nella storia del calcio europeo. Posio nasce interno sinistro, diventa prima punta, gioca come difensore centrale e libero prima di scoprire la sua vera vocazione: la mediana.
Avanti alla difesa è maestoso e continuerà ad essere prezioso nei ruoli sopracitati per tutti e 7 anni di permanenza campana. Il mister Monzeglio stravedeva per lui, era cattivo e pulito ma soprattutto un gran professionista. Era l'uomo di fiducia, quello che porta sempre a casa il bottino, l'uomo che annulla i campioni. Sul suo taccuino si annotano fuoriclasse del calibro di Sivori, Charles, Liedholm, Angelillo, Corso, tutti inesorabilmente annullati dalla marcatura ad uomo di Celso Posio. Il 6 dicembre del 1959 è tra i protagonisti della vittoria sulla Juventus il giorno di inaugurazione del San Paolo ma è al Collana che è legato uno dei suoi ricordi più belli: Napoli-Udinese, a pochi minuti dal termine friulani in vantaggio di un goal ma un colpo di testa di Posio, che poi segnerà la doppietta, sistema le cose. Posio quel goal non lo segnò di testa, lo segnò di pugno: "Vado in attacco, arriva la palla, ho la mano vicino la testa e spingo il pallone in rete col pugno, come Maradona" dirà anni dopo.
La mano de Dios ante litteram. I giocatori dell'Udinese hanno provato invano a convincere l'arbitro ma non ci furono proteste che tennero, il direttore beffato aveva visto la testa ed il goal fu convalidato. Terminò la carriera in Serie B, a Messina, e lascerà il calcio giocato con appena una sfortunatissima presenza in nazionale ed a soli 31 anni. Chi ama non dimentica, nonostante lo scorrere inesorabile del tempo.
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PROFILO: Siamo ad Ostiano, un bel comune lombardo famoso per ospitare un'antica sinagoga ed uno splendido castello medioevale, ed è il 1931. In Italia torna in vigore la pena di morte, Marconi finalizza la sua comunicazione radio ed in un appartamento parigino un ometto strambo ultima la sua opera più grande: "Gli orologi molli" e quell'uomo era Salvador Dalì. In quell'anno però, in quel comune bresciano, nasce un ragazzo che cambierà per sempre la storia del gioco più amato al mondo, quel ragazzo si chiama Celso Posio.
Il nome non è molto familiare ai più giovani e forse in pochi, veramente in pochi, si ricorderanno di averlo visto giocare ma negli anni '50 è stato il pilastro del Napoli grazie alla sua duttilità tattica. È forse il primo vero jolly, ed il più completo, nella storia del calcio europeo. Posio nasce interno sinistro, diventa prima punta, gioca come difensore centrale e libero prima di scoprire la sua vera vocazione: la mediana.
Avanti alla difesa è maestoso e continuerà ad essere prezioso nei ruoli sopracitati per tutti e 7 anni di permanenza campana. Il mister Monzeglio stravedeva per lui, era cattivo e pulito ma soprattutto un gran professionista. Era l'uomo di fiducia, quello che porta sempre a casa il bottino, l'uomo che annulla i campioni. Sul suo taccuino si annotano fuoriclasse del calibro di Sivori, Charles, Liedholm, Angelillo, Corso, tutti inesorabilmente annullati dalla marcatura ad uomo di Celso Posio. Il 6 dicembre del 1959 è tra i protagonisti della vittoria sulla Juventus il giorno di inaugurazione del San Paolo ma è al Collana che è legato uno dei suoi ricordi più belli: Napoli-Udinese, a pochi minuti dal termine friulani in vantaggio di un goal ma un colpo di testa di Posio, che poi segnerà la doppietta, sistema le cose. Posio quel goal non lo segnò di testa, lo segnò di pugno: "Vado in attacco, arriva la palla, ho la mano vicino la testa e spingo il pallone in rete col pugno, come Maradona" dirà anni dopo.
La mano de Dios ante litteram. I giocatori dell'Udinese hanno provato invano a convincere l'arbitro ma non ci furono proteste che tennero, il direttore beffato aveva visto la testa ed il goal fu convalidato. Terminò la carriera in Serie B, a Messina, e lascerà il calcio giocato con appena una sfortunatissima presenza in nazionale ed a soli 31 anni. Chi ama non dimentica, nonostante lo scorrere inesorabile del tempo.
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