José Maria Callejón è un ragazzo timido, schivo, un calciatore atipico dal punto di vista caratteriale. Parla poco (e mai fuori posto) e ha abolito i social (non twitta ormai da un anno): l’ex madridista lo si vede praticamente solo in campo, dove scorrazza a testa bassa, senza fronzoli. È forse per questo che, spesso, chi non lo conosce ha alimentato rumors su un suo addio: “vuole andarsene”, “la cessione è sicura”, si è sussurrato sia nell’estate 2014 che in quella 2015.
Ma la realtà era ben diversa: anche se le manifestazioni pubbliche d’affetto non sono il suo forte (a differenza del fraterno amico Pepe Reina), ‘Calleti’ a Napoli ci sta benissimo. È felice, si diverte, si sente al centro del progetto. Lui e Sarri si sono conquistati a vicenda sin dai primi giorni di ritiro a Dimaro e non si sono più lasciati. Il mister non perde occasione per rimarcare quanto sia fondamentale e i numeri lo dimostrano: José ha giocato tutte le partite del campionato, perché questo Napoli, a detta del mister “fa fatica a rinunciarvi”. Qualche gol in meno rispetto agli anni scorsi in Serie A (6, ma in tutte le competizioni sono 12) ma lo stesso spirito di sacrificio al servizio della squadra, in attacco e in difesa. L’assist al Pipita per il 2-0 è l’ultima perla, e fanno giá 10 in stagione. Se non raggiunge una doppia cifra in campionato, non è lui.
L’abbraccio tra il 7 e il tecnico dopo la bella standing ovation che gli ha riservato il San Paolo durante la sfida all’Atalanta (l’immagine visibile in basso è tratta dai puntuali video del canale Youtube Sennolino) è l’ennesima dimostrazione di un rapporto splendido, e tutto lascia pensare che possa continuare: il suo manager Manuel Garcia Quilón è atteso a Napoli nei prossimi giorni per discutere il rinnovo di un contratto attualmente in scadenza nel 2018. Certezze non ce ne sono ancora, ma i segnali sono positivi: difficilmente mister Sarri, nella stagione del suo esordio in Champions League, lascerà andar via il suo uomo da 2600 minuti in campionato. Quell’abbraccio parla chiaro: il motrileño se lo tiene stretto. E lui “está encantado”.
José Maria Callejón è un ragazzo timido, schivo, un calciatore atipico dal punto di vista caratteriale. Parla poco (e mai fuori posto) e ha abolito i social (non twitta ormai da un anno): l’ex madridista lo si vede praticamente solo in campo, dove scorrazza a testa bassa, senza fronzoli. È forse per questo che, spesso, chi non lo conosce ha alimentato rumors su un suo addio: “vuole andarsene”, “la cessione è sicura”, si è sussurrato sia nell’estate 2014 che in quella 2015.
Ma la realtà era ben diversa: anche se le manifestazioni pubbliche d’affetto non sono il suo forte (a differenza del fraterno amico Pepe Reina), ‘Calleti’ a Napoli ci sta benissimo. È felice, si diverte, si sente al centro del progetto. Lui e Sarri si sono conquistati a vicenda sin dai primi giorni di ritiro a Dimaro e non si sono più lasciati. Il mister non perde occasione per rimarcare quanto sia fondamentale e i numeri lo dimostrano: José ha giocato tutte le partite del campionato, perché questo Napoli, a detta del mister “fa fatica a rinunciarvi”. Qualche gol in meno rispetto agli anni scorsi in Serie A (6, ma in tutte le competizioni sono 12) ma lo stesso spirito di sacrificio al servizio della squadra, in attacco e in difesa. L’assist al Pipita per il 2-0 è l’ultima perla, e fanno giá 10 in stagione. Se non raggiunge una doppia cifra in campionato, non è lui.
L’abbraccio tra il 7 e il tecnico dopo la bella standing ovation che gli ha riservato il San Paolo durante la sfida all’Atalanta (l’immagine visibile in basso è tratta dai puntuali video del canale Youtube Sennolino) è l’ennesima dimostrazione di un rapporto splendido, e tutto lascia pensare che possa continuare: il suo manager Manuel Garcia Quilón è atteso a Napoli nei prossimi giorni per discutere il rinnovo di un contratto attualmente in scadenza nel 2018. Certezze non ce ne sono ancora, ma i segnali sono positivi: difficilmente mister Sarri, nella stagione del suo esordio in Champions League, lascerà andar via il suo uomo da 2600 minuti in campionato. Quell’abbraccio parla chiaro: il motrileño se lo tiene stretto. E lui “está encantado”.
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