NAPOLI - Un girone fa, e sembra quasi un’altra vita, si fermò l’orologio biologico del Napoli: 1-0 a Bergamo, a quindici giorni esatti dallo 0-0 di Marassi con il Genoa, appena a tre mesi dall’addio di Higuain. Diciotto partite per lasciarsi alle spalle ogni dettaglio di quel malinconico pomeriggio, e persino il dato - mica irrilevante - che intanto s’era fermato anche Milik, il capocannoniere di quel tempo: se ne è volata mezza stagione, la storia è ripartita, portandosi appresso quella ventata d’allegria ch’è dentro un gol.
NATURA RIBELLE - C’è un Napoli che non si ferma mai, neppure quando perde: è una squadra a trazione anteriore, con dentro di sé una propria vocazione al divertimento e verrebbe da dire anche una natura assai ribelle; è un mosaico pazzesco, un tazebao impressionate, multietnico, nel quale si combinano la potenza d’un polacco, l’eleganza d’uno slovacco, la leggerezza d’un belga, la leggerezza d’uno spagnolo e lo stile d’un napoletano, miscelate con varie caratteristiche ancora e ancora, direbbe De Laurentiis, con quel pizzico di «cazzimma» (perdoni il lettore) che evidentemente aiuta.
DICIOTTO GRADI - Questa giostra deliziosa o infernale, dipende dai punti di vista, che in campionato non ha rivali (sessanta gol segnati, sei in più della Roma che non scherza mica e che l’anno scorso fece meglio, alla fine della stagione; sette in più dei campioni d’Italia della Juventus; venti in più dell’Inter di Icardi) s’è rimessa in moto dopo quei ceffoni presi a Bergamo e dintorni, perché a cinque giorni dalla sconfitta arrivò pure la notizia dell’infortunio di Milik: sono diciotto partite consecutive che il Napoli segna, lo ha fatto - chiaramente - con grandi e piccini, lo ha fatto abusando della propria, solenne verticalità, di quella tendenza a correre tanto e sempre in avanti, a osare, a cercare gli angoli di passaggio, a porsi un obiettivo. L’ultima volta in cui il Napoli è andato a sbattere contro un muro, ci mise del suo Gian Piero Gasperini, che era già riuscito un anno prima con il Genoa (a Marassi) a contenere la mareggiata avversaria, un’onda anomala che si è abbattuta sul campionato alle spalle con le sue ottanta reti e nella stagione con centosei gol, record di sempre.NAPOLI - Un girone fa, e sembra quasi un’altra vita, si fermò l’orologio biologico del Napoli: 1-0 a Bergamo, a quindici giorni esatti dallo 0-0 di Marassi con il Genoa, appena a tre mesi dall’addio di Higuain. Diciotto partite per lasciarsi alle spalle ogni dettaglio di quel malinconico pomeriggio, e persino il dato - mica irrilevante - che intanto s’era fermato anche Milik, il capocannoniere di quel tempo: se ne è volata mezza stagione, la storia è ripartita, portandosi appresso quella ventata d’allegria ch’è dentro un gol.
NATURA RIBELLE - C’è un Napoli che non si ferma mai, neppure quando perde: è una squadra a trazione anteriore, con dentro di sé una propria vocazione al divertimento e verrebbe da dire anche una natura assai ribelle; è un mosaico pazzesco, un tazebao impressionate, multietnico, nel quale si combinano la potenza d’un polacco, l’eleganza d’uno slovacco, la leggerezza d’un belga, la leggerezza d’uno spagnolo e lo stile d’un napoletano, miscelate con varie caratteristiche ancora e ancora, direbbe De Laurentiis, con quel pizzico di «cazzimma» (perdoni il lettore) che evidentemente aiuta.
DICIOTTO GRADI - Questa giostra deliziosa o infernale, dipende dai punti di vista, che in campionato non ha rivali (sessanta gol segnati, sei in più della Roma che non scherza mica e che l’anno scorso fece meglio, alla fine della stagione; sette in più dei campioni d’Italia della Juventus; venti in più dell’Inter di Icardi) s’è rimessa in moto dopo quei ceffoni presi a Bergamo e dintorni, perché a cinque giorni dalla sconfitta arrivò pure la notizia dell’infortunio di Milik: sono diciotto partite consecutive che il Napoli segna, lo ha fatto - chiaramente - con grandi e piccini, lo ha fatto abusando della propria, solenne verticalità, di quella tendenza a correre tanto e sempre in avanti, a osare, a cercare gli angoli di passaggio, a porsi un obiettivo. L’ultima volta in cui il Napoli è andato a sbattere contro un muro, ci mise del suo Gian Piero Gasperini, che era già riuscito un anno prima con il Genoa (a Marassi) a contenere la mareggiata avversaria, un’onda anomala che si è abbattuta sul campionato alle spalle con le sue ottanta reti e nella stagione con centosei gol, record di sempre.Questo sito fa uso di cookie per migliorare l'esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull'utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l'uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.