NAPOLI - Il tempo è galantuomo ma anche dispettoso, trascina gli altri nel vortice dell'attesa - forte del proverbio di cui è protagonista - e poi ne testa il livello di pazienza lasciandoli sulla corda ben oltre le aspettative, facendosi desiderare e intanto trincerandosi dietro apparenti occasioni. Ne ha conosciute diverse, Ivan Strinic, prima di raccogliere i frutti della propria tenacia, accettando l'idea di esser considerato semplice riserva, trascorrendo (quasi) due stagioni all'ombra di Ghoulam accontentandosi di quel che restava, pochi minuti e ancor meno prestigio, frammenti di chance (che gli stavano anche strette) sufficienti per sentirsi ugualmente vivo, parte di un gruppo che si divertiva (oggi ancor di più) insieme e in cui tutti, nessuno escluso, si alimentavano di stimoli.
SORPRESA - Qualcosa è cambiato da quando aprile ha iniziato ad esserci, il mese della novità che s'è fatta abitudine stravolgendo gerarchie consolidate nel tempo: dalla Juve all'Udinese passando per la Lazio, tre gare che Strinic - trent'anni a luglio - ha vissuto da titolare meritandosi ogni volta la riconferma, offrendo prestazioni che sono entrate di diritto nel taccuino degli elogi di Sarri, concedendo poco agli avversari e proponendosi senza timore, allineandosi coi centrali quando Hysaj correva dall'altra parte oppure sganciandosi dalla linea quando era il proprio momento, superando la metà campo per sostenere l'attacco e favorire il giro palla senza perder di vista chiunque gli ronzasse intorno.
NAPOLI - Il tempo è galantuomo ma anche dispettoso, trascina gli altri nel vortice dell'attesa - forte del proverbio di cui è protagonista - e poi ne testa il livello di pazienza lasciandoli sulla corda ben oltre le aspettative, facendosi desiderare e intanto trincerandosi dietro apparenti occasioni. Ne ha conosciute diverse, Ivan Strinic, prima di raccogliere i frutti della propria tenacia, accettando l'idea di esser considerato semplice riserva, trascorrendo (quasi) due stagioni all'ombra di Ghoulam accontentandosi di quel che restava, pochi minuti e ancor meno prestigio, frammenti di chance (che gli stavano anche strette) sufficienti per sentirsi ugualmente vivo, parte di un gruppo che si divertiva (oggi ancor di più) insieme e in cui tutti, nessuno escluso, si alimentavano di stimoli.
SORPRESA - Qualcosa è cambiato da quando aprile ha iniziato ad esserci, il mese della novità che s'è fatta abitudine stravolgendo gerarchie consolidate nel tempo: dalla Juve all'Udinese passando per la Lazio, tre gare che Strinic - trent'anni a luglio - ha vissuto da titolare meritandosi ogni volta la riconferma, offrendo prestazioni che sono entrate di diritto nel taccuino degli elogi di Sarri, concedendo poco agli avversari e proponendosi senza timore, allineandosi coi centrali quando Hysaj correva dall'altra parte oppure sganciandosi dalla linea quando era il proprio momento, superando la metà campo per sostenere l'attacco e favorire il giro palla senza perder di vista chiunque gli ronzasse intorno.
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