NAPOLI - Dopo diciannove formazioni sempre tra loro diverse e un campionario di sistemi di gioco, Carlo Ancelotti ha scelto di uscire dagli schemi e di puntare non esclusivamente, forse neanche prioritariamente sul talento che ha ed è anche non confutabile, ma sugli uomini capaci di metterci anche la faccia: perché la crisi è autentica, è vera, è indiscutibile ed ha varie ragioni. Per risolverla, servirà un’anima, e andrà in campo chi dimostrerà di esserne in possesso, riscrivendo gerarchie che sono già state rivedute e anche corrette ma che terranno presente, in quest’immediato futuro nel quale la sua panchina verrà inevitabilmente sfiorata dal chiacchiericcio e dal venticello destabilizzante dei risultati , della personalità e anche del coraggio di affrontare, come ad Anfield, questo percorso accidentato dal quale il Napoli deve uscire fuori e può farlo solo a testa alta.
Callejon è già scivolato ai margini, con le sue due panchine consecutive, e anche Mertens è entrato nel cast dei precari di una squadra che può anche rinunciare alla genialità di calciatori-simbolo, mai alla voracità che al Napoli è mancata con il Genoa, a San Siro e anche - a tratti - con il Bologna, dove le difficoltà tattiche sono state superiori a quelle caratteriali. Ma nessuno è ormai intoccabile, è una categoria che può dirsi rimossa dalle schiere azzurre di Castel Volturno, stravolte da questo ciclone che si è abbattuto sul Napoli nelle ultime sei partite, ricche di niente, appena quattro pareggi e due sconfitte e la vittoria lontana più d’un mese.
NAPOLI - Dopo diciannove formazioni sempre tra loro diverse e un campionario di sistemi di gioco, Carlo Ancelotti ha scelto di uscire dagli schemi e di puntare non esclusivamente, forse neanche prioritariamente sul talento che ha ed è anche non confutabile, ma sugli uomini capaci di metterci anche la faccia: perché la crisi è autentica, è vera, è indiscutibile ed ha varie ragioni. Per risolverla, servirà un’anima, e andrà in campo chi dimostrerà di esserne in possesso, riscrivendo gerarchie che sono già state rivedute e anche corrette ma che terranno presente, in quest’immediato futuro nel quale la sua panchina verrà inevitabilmente sfiorata dal chiacchiericcio e dal venticello destabilizzante dei risultati , della personalità e anche del coraggio di affrontare, come ad Anfield, questo percorso accidentato dal quale il Napoli deve uscire fuori e può farlo solo a testa alta.
Callejon è già scivolato ai margini, con le sue due panchine consecutive, e anche Mertens è entrato nel cast dei precari di una squadra che può anche rinunciare alla genialità di calciatori-simbolo, mai alla voracità che al Napoli è mancata con il Genoa, a San Siro e anche - a tratti - con il Bologna, dove le difficoltà tattiche sono state superiori a quelle caratteriali. Ma nessuno è ormai intoccabile, è una categoria che può dirsi rimossa dalle schiere azzurre di Castel Volturno, stravolte da questo ciclone che si è abbattuto sul Napoli nelle ultime sei partite, ricche di niente, appena quattro pareggi e due sconfitte e la vittoria lontana più d’un mese.
Napoli, Insigne leader dell’ammutinamento. Rapporti sempre più tesi con la società
26 nov 2019, 09:58
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