NAPOLI - Gli effetti del passaggio di Ibra sul Napoli hanno fatto più male di uno dei suoi calci volanti: domenica, dopo la terza sconfitta consecutiva in casa e soprattutto dopo il terzo sfogo pubblico di Gattuso in un mese, nello spogliatoio del San Paolo è andato in scena un confronto squadra-allenatore talmente intenso e pieno di botta e risposta, che a un certo punto Rino ha finanche paventato l'ipotesi di una separazione. Propositi estremi di dimissioni, per intenderci: si sa che a caldo, quando la tensione è alta e i protagonisti sanguigni e passionali, le parole volano spesso anarchiche nell'aria.
Ieri, poi, il secondo atto. Non un secondo round, bensì un chiarimento a mente fredda al centro sportivo di Castel Volturno: ognuno ha detto la sua e alla fine la situazione è rientrata e tutto è tornato alla normalità: serenità, sorrisi e lavoro. La convinzione di fondo e le analisi critiche che l'allenatore ha ribadito a più riprese, difetti palesati in forma ben più violenta dopo Napoli-Fiorentina del 18 gennaio, però restano: bisogna cambiare definitivamente mentalità e atteggiamento. Già: Gattuso deve trovare soluzioni utili a togliere una volta per tutte i freni caratteriali - collettivi e individuali - che mordono una rosa ricca di talento, qualità e soluzioni numeriche come mai nell'era De Laurentiis; e i giocatori devono tornare a pensare senza pause come una squadra vera. Qualcosa è successo, qualcosa sta ovviamente accadendo, ma lo spogliatoio, il Grande Gruppo nato dopo il lockdown fino alla conquista della Coppa Italia ha il dovere di cancellare tutto: quel Napoli capace di strapazzare l'Atalanta, tanto da autorizzare sogni scudetto nonostante le smentite di routine, merita un'altra chance.
NAPOLI - Gli effetti del passaggio di Ibra sul Napoli hanno fatto più male di uno dei suoi calci volanti: domenica, dopo la terza sconfitta consecutiva in casa e soprattutto dopo il terzo sfogo pubblico di Gattuso in un mese, nello spogliatoio del San Paolo è andato in scena un confronto squadra-allenatore talmente intenso e pieno di botta e risposta, che a un certo punto Rino ha finanche paventato l'ipotesi di una separazione. Propositi estremi di dimissioni, per intenderci: si sa che a caldo, quando la tensione è alta e i protagonisti sanguigni e passionali, le parole volano spesso anarchiche nell'aria.
Ieri, poi, il secondo atto. Non un secondo round, bensì un chiarimento a mente fredda al centro sportivo di Castel Volturno: ognuno ha detto la sua e alla fine la situazione è rientrata e tutto è tornato alla normalità: serenità, sorrisi e lavoro. La convinzione di fondo e le analisi critiche che l'allenatore ha ribadito a più riprese, difetti palesati in forma ben più violenta dopo Napoli-Fiorentina del 18 gennaio, però restano: bisogna cambiare definitivamente mentalità e atteggiamento. Già: Gattuso deve trovare soluzioni utili a togliere una volta per tutte i freni caratteriali - collettivi e individuali - che mordono una rosa ricca di talento, qualità e soluzioni numeriche come mai nell'era De Laurentiis; e i giocatori devono tornare a pensare senza pause come una squadra vera. Qualcosa è successo, qualcosa sta ovviamente accadendo, ma lo spogliatoio, il Grande Gruppo nato dopo il lockdown fino alla conquista della Coppa Italia ha il dovere di cancellare tutto: quel Napoli capace di strapazzare l'Atalanta, tanto da autorizzare sogni scudetto nonostante le smentite di routine, merita un'altra chance.
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