NAPOLI - Eccolo là: perché non si può fare a meno di un attaccante del genere, che segna la sua nona doppietta, la sua trentaduesima rete in campionato. Eccolo, pronto ad entrare nella storia: è a tre reti da Nordahl, e non sarà facile è chiaro, ma (quasi) nessuno è riuscito ad arrivare così vicino ad un fuoriclasse che da oltre cinquanta anni detiene il primato dei gol segnati in campionato. Eccolo, un po’ turbato, sicuramente emozionato, perché era uscito ad Udine, portandosi appresso il suo ultimo gol, ma anche un peso da togliersi da dentro, perché certe sofferenze restano.
SUPER - Sua Maestà si chiama Gonzalo Higuain, lo dicono le cifre, lo dice quell’urlo devastante che all’uscita dal campo del profeta del gol cerca una volta di più di dimostrargli cosa sia lui per Napoli, cosa possa essere Napoli per lui. E’ un’ora e mezza anche straziante, nello sviluppo di una partita che resta praticamente sempre appesa al nulla, al caso o anche al destino, sino a quando el Pipita non si prende il pallone e si mette al centro di un palcoscenico che è suo, che gli appartiene di diritto. Il resto è accademia, d’una squadra che sembra meno frizzante del suo recente passato: ma conta poco, quasi niente. Oramai si giocano altri centottanta minuti e viverli con un Higuain del genere è differente, perché aggiunge non solo autorevolezza ma anche leggerezza.
NAPOLI - Eccolo là: perché non si può fare a meno di un attaccante del genere, che segna la sua nona doppietta, la sua trentaduesima rete in campionato. Eccolo, pronto ad entrare nella storia: è a tre reti da Nordahl, e non sarà facile è chiaro, ma (quasi) nessuno è riuscito ad arrivare così vicino ad un fuoriclasse che da oltre cinquanta anni detiene il primato dei gol segnati in campionato. Eccolo, un po’ turbato, sicuramente emozionato, perché era uscito ad Udine, portandosi appresso il suo ultimo gol, ma anche un peso da togliersi da dentro, perché certe sofferenze restano.
SUPER - Sua Maestà si chiama Gonzalo Higuain, lo dicono le cifre, lo dice quell’urlo devastante che all’uscita dal campo del profeta del gol cerca una volta di più di dimostrargli cosa sia lui per Napoli, cosa possa essere Napoli per lui. E’ un’ora e mezza anche straziante, nello sviluppo di una partita che resta praticamente sempre appesa al nulla, al caso o anche al destino, sino a quando el Pipita non si prende il pallone e si mette al centro di un palcoscenico che è suo, che gli appartiene di diritto. Il resto è accademia, d’una squadra che sembra meno frizzante del suo recente passato: ma conta poco, quasi niente. Oramai si giocano altri centottanta minuti e viverli con un Higuain del genere è differente, perché aggiunge non solo autorevolezza ma anche leggerezza.
Questo sito fa uso di cookie per migliorare l'esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull'utilizzo del sito stesso. Utilizziamo sia cookie tecnici sia cookie di parti terze per inviare messaggi promozionali sulla base dei comportamenti degli utenti. Può conoscere i dettagli consultando la nostra privacy policy qui. Proseguendo nella navigazione si accetta l'uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.