NAPOLI - Il figlio che tutte le mamme vorrebbero avere: o, come disse De Laurentiis, «una persona squisita, educata, un ragazzo perbene». Il compagno di squadra ideale per i bomber, per Cavani e per Lavezzi, per Higuain e per chiunque sia un centravanti, un attaccante: si scrive Hamsik e si rivedono, uno dietro l’altro, i suoi assist, e verrebbe da dire la sua natura, quel desiderio di «darsi», nonostante gli sia sempre piaciuto andare in doppia cifra con i gol. Ma questo non è il suo anno, non il migliore sotto porta, ed allora s’è reinventato una professione, nella quale eccellere: undici passaggi decisivi, appena uno in meno di Paul Pogba, quanti ne ha costruiti Miralem Pjanic, perché c’è sempre una possibilità e va bene concederla ad un altro.
DOPPIO - Torino è la sintesi della sua vocazione attuale, d’un uomo che ha smesso di lasciarsi ossessionare dall’ottantunesimo gol in campionato (e servirebbe per agganciare Maradona), che sa di avere il tempo dalla sua, e che c’è altro da regalarsi, per esempio la Cham pions League («l’atmosfera che maggiormente mi piace). Torino-Napoli è la sua partita, fatta d’esuberanza, di lucida interpretazione, di altruismo, di «letture» che ispirano Higuain e lo mandano in porta (nello 0-1) o di lanci nel vuoto dove sta per arrivare Callejon, scovato con la coda dell’occhio (ed è stato 0-2). Hamsik è catalizzatore, incursore, «tra i più forti centrocampisti in circolazione» per definizione di Sarri, la «bandiera» di Napoli, per acclamazione statistica e popolare: è alla sua nona stagione consecutiva ma, lo dicono i numeri, nel suo ultimo quinquennio, ha messo assieme 49 assist, vuol dire che c’è la sua firma c’è in altrettanti gol. Una enormità ed anche la radiografia d’un capitano che è concentra in sé le qualità per essere punto di riferimento ma che dispensa il proprio sapere.
SUPER FINALE - Hamsik sta spaziando intorno a se stesso, alla propria interpretazione del calcio, che sfugge alla tensione del gol a tutti i costi e che va alla ricerca d’una soddisfazione non marginale: l’Higuain che, con l’Atalanta, spacca la partita e trasforma il San Paolo in un gioioso giardino, viene raggiunto dal destro dello slovacco, che ha i radar, che sa come si fa andare al di là della linea dei difensori.
NAPOLI - Il figlio che tutte le mamme vorrebbero avere: o, come disse De Laurentiis, «una persona squisita, educata, un ragazzo perbene». Il compagno di squadra ideale per i bomber, per Cavani e per Lavezzi, per Higuain e per chiunque sia un centravanti, un attaccante: si scrive Hamsik e si rivedono, uno dietro l’altro, i suoi assist, e verrebbe da dire la sua natura, quel desiderio di «darsi», nonostante gli sia sempre piaciuto andare in doppia cifra con i gol. Ma questo non è il suo anno, non il migliore sotto porta, ed allora s’è reinventato una professione, nella quale eccellere: undici passaggi decisivi, appena uno in meno di Paul Pogba, quanti ne ha costruiti Miralem Pjanic, perché c’è sempre una possibilità e va bene concederla ad un altro.
DOPPIO - Torino è la sintesi della sua vocazione attuale, d’un uomo che ha smesso di lasciarsi ossessionare dall’ottantunesimo gol in campionato (e servirebbe per agganciare Maradona), che sa di avere il tempo dalla sua, e che c’è altro da regalarsi, per esempio la Cham pions League («l’atmosfera che maggiormente mi piace). Torino-Napoli è la sua partita, fatta d’esuberanza, di lucida interpretazione, di altruismo, di «letture» che ispirano Higuain e lo mandano in porta (nello 0-1) o di lanci nel vuoto dove sta per arrivare Callejon, scovato con la coda dell’occhio (ed è stato 0-2). Hamsik è catalizzatore, incursore, «tra i più forti centrocampisti in circolazione» per definizione di Sarri, la «bandiera» di Napoli, per acclamazione statistica e popolare: è alla sua nona stagione consecutiva ma, lo dicono i numeri, nel suo ultimo quinquennio, ha messo assieme 49 assist, vuol dire che c’è la sua firma c’è in altrettanti gol. Una enormità ed anche la radiografia d’un capitano che è concentra in sé le qualità per essere punto di riferimento ma che dispensa il proprio sapere.
SUPER FINALE - Hamsik sta spaziando intorno a se stesso, alla propria interpretazione del calcio, che sfugge alla tensione del gol a tutti i costi e che va alla ricerca d’una soddisfazione non marginale: l’Higuain che, con l’Atalanta, spacca la partita e trasforma il San Paolo in un gioioso giardino, viene raggiunto dal destro dello slovacco, che ha i radar, che sa come si fa andare al di là della linea dei difensori.
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