ROMA - Ha visto Maradona: perché a meno nove, ritrovandosi nella scia, s’avverte il fascino d’un campione senza età, che prima o poi verrà spostato dal trono. Centosei gol, resta un ultimo sforzo: e quando accadrà - e accadrà - ci scapperà una battuta, un sorriso, e l’orgoglio andrà ingrossandosi, perché ci sono momenti che restano e per sempre.
AVANTI TUTTA - Visto da Marekiaro, quel Napoli con la cresta avanza a ritmo da record, segnando come (quasi) mai in passato, portandosi appresso una serie di voglie matte da soddisfare rapidamente: ci sarà il Milan, e il pensiero va al suo primo capolavoro, il coast to coast da settanta metri palla al piede che nel 2008 mandò fuori il diavolo dalla Champions e valse la qualificazione all’Intertoto; e poi la Fiorentina, e si penserà a quel gol non gol catturato con qualche ciocca di capelli; poi si punterà al Palermo, la sua vittima preferita e però nella testa ci saranno varie cose, il Real innanzitutto, ma i centoquindici gol di Diego Armando Maradona, il Re che sta per essere spodestato dal viceré (ma solo nella classifica di tutti i tempi).
MENO UNO - E’ una scalata impressionate, scandita in un decennio che ha trascinato Hamsik dal nulla al Mito: adesso ne manca uno soltanto per affiancare Attila Sallustro, paraguayano che negli anni trenta divenne idolo, bandiera ma soprattutto goleador che si è scolpito nel marmo. Però poi è atterrato Marek Hamsik, assai più di un capitano, il centrocampista più prolifico mai passato al San Paolo, l’uomo che già contende a Bruscolotti e Juliano i rispettivi primati e che però non s’accontenta, anzi procede, attacca, accelera: un passettino per accomodarsi al fianco di Sallustro, mentre ce ne vorranno ancora nove per sentirsi - aritmeticamente - «il più grande di tutti».
ROMA - Ha visto Maradona: perché a meno nove, ritrovandosi nella scia, s’avverte il fascino d’un campione senza età, che prima o poi verrà spostato dal trono. Centosei gol, resta un ultimo sforzo: e quando accadrà - e accadrà - ci scapperà una battuta, un sorriso, e l’orgoglio andrà ingrossandosi, perché ci sono momenti che restano e per sempre.
AVANTI TUTTA - Visto da Marekiaro, quel Napoli con la cresta avanza a ritmo da record, segnando come (quasi) mai in passato, portandosi appresso una serie di voglie matte da soddisfare rapidamente: ci sarà il Milan, e il pensiero va al suo primo capolavoro, il coast to coast da settanta metri palla al piede che nel 2008 mandò fuori il diavolo dalla Champions e valse la qualificazione all’Intertoto; e poi la Fiorentina, e si penserà a quel gol non gol catturato con qualche ciocca di capelli; poi si punterà al Palermo, la sua vittima preferita e però nella testa ci saranno varie cose, il Real innanzitutto, ma i centoquindici gol di Diego Armando Maradona, il Re che sta per essere spodestato dal viceré (ma solo nella classifica di tutti i tempi).
MENO UNO - E’ una scalata impressionate, scandita in un decennio che ha trascinato Hamsik dal nulla al Mito: adesso ne manca uno soltanto per affiancare Attila Sallustro, paraguayano che negli anni trenta divenne idolo, bandiera ma soprattutto goleador che si è scolpito nel marmo. Però poi è atterrato Marek Hamsik, assai più di un capitano, il centrocampista più prolifico mai passato al San Paolo, l’uomo che già contende a Bruscolotti e Juliano i rispettivi primati e che però non s’accontenta, anzi procede, attacca, accelera: un passettino per accomodarsi al fianco di Sallustro, mentre ce ne vorranno ancora nove per sentirsi - aritmeticamente - «il più grande di tutti».
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