NAPOLI - Lo scudetto sarà una lunga gincana, ancora 11 partite in cui può succedere davvero di tutto tra questi duellanti, ma alla fine dello scontro totale del Maradona lo stato d’animo è assai diverso: il sollievo del Napoli per una gara ripresa (meritatamente) per i capelli, grazie al guizzo di un giocatore alla seconda partita in A come il danese Billing, è uguale al rimpianto interista, che era a dieci minuti da uno scatto-scudetto forse decisivo. Il secondo tempo rinunciatario dei nerazzurri azzoppati dagli infortuni nulla toglie nulla alla magia della punizione di Dimarco, ma i campioni d’Italia dovranno comunque mangiarsi le mani per questo 1-1. Proseguono piano, avanti di 1 su Conte e di 3 sull’Atalanta (anche il pari della Dea è anestetizzato da questo risultato), e per il campionato il meglio deve ancora venire.
L’Inter usa dall’inizio Bisseck per tenersi Pavard come arma in corsa sulle fasce, vista la grande penuria di esterni: Inzaghi, infatti, in partenza non ha nessuno sui lati eccetto i titolarissimi (e spremutissimi) Dumfries e Dimarco. Certo, il ritorno di Thuram dopo 15 giorni di caviglia malconcia è una discreta buona notizia per i campion in carica. Conte, alla fine, usa Gilmour per tamponare l’emorragia dell’infortunio di Anguissa e il 3-5-2 partorito dopo l’infortunio di Neres continua a basarsi essenzialmente sui movimenti di Raspadori accanto a Lukaku. Sulle due corsie, Spinazzola è però molto più basso, spesso costretto sulla linea dei difensori, rispetto all’alter ego Politano, ben più alto per assistere la coppia di attaccanti.
Non c’è niente di spettacolare in avvio, se non il pubblico del Maradona, anche perché tutto si muove su una sottilissima linea nervosa: la tensione striscia sul campo, qui ci si gioca tanto, se non tutto. E secondo il classico copione, l’Inter che ha più il pallone e il Napoli che aspetta basso per ripartire in verticale. Il tappo della partita salta dopo i primi 20’ che saranno ricordati solo per un po’ di paura nerazzurra quando Calha si accascia e si tocca il flessore. Il vantaggio interista nasce da una azione convulsa in cui Inzaghi reclama un rigore su un intervento di McTominay in leggero ritardo su Dumfries: Doveri non fischia quello, ma una punizione al limite dell’area. Mentre Simone ancora sbraita nella richiesta di un penalty, Dimarco disegna un calcio da fermo da ricordare: è un sinistro all’incrocio che solletica i sentimenti, segnare così in uno stadio che porta il nome di Diego è speciale.
Lo svantaggio costringe il Napoli a ritrovare cipiglio e coraggio: Conte ordina una aggressione più alta e i risultati si vedono. Lukaku, controllato a vista per tutto il match dall’ex compagno Acerbi, inizia a far vibrare il suo nuovo popolo con un pericoloso sinistro al volo in stirata. Poi Pepo Martinez, il portiere al primo big match della vita, pascola senza una ragione al limite dell’area e viene superato da Raspadori, che poi scivola proprio sul più bello. Così, al momento opportuno, c’è sempre un piedino di qualche centrale di Simone a salvare dai guai: in un paio di occasioni Bastoni è miracoloso, soprattutto in una su Lukaku, pescato da Raspadori e anticipato in spaccata disperata. L’Inter non capitola neanche di fronte alla fisicità di McTominay e riesce a governare bene il pallone in uscita. Thuram, ancora lontano dalla forma che fu, si diletta soprattutto con sponde spalle alla porta, mentre il più ispirato è sempre Dimarco: l’occasione per l’eventuale 0-2 poco prima della fine del primo tempo è sua.
Alla ripresa, il Napoli riparte senza nessun cambio, mentre dopo appena 5’ Inzaghi è costretto a rimescolare la minestra per un doppio infortunio: Calha, che lotta da 20 giorni col dolore, abbandona per una contusione alla coscia destra; Dimarco per una contrattura ai flessori, sempre della coscia destra. La combo non lascia per nulla sereni in vista della Champions. L’ingresso precipitoso di Pavard e Zielinski porta al famoso cambiamento di modulo, una situazione emergenziale a partita in corso provata e riprovata in settimana: tra misunderstanding e un po’ di confusione sul momento, il 4-4-2 improvvisato dura, però, il tempo di una sigaretta. Giusto per qualche assalto napoletano, con mischie in area e per un tiro di Lobotka da fuori. Per evitare guai, Simone si rifugia sapientemente subito nel vecchio caro modulo, anche a costo di usare Dumfries con l’insolita mansione di esterno sinistro.
Il problema per l’Inter è che rinuncia a giocare e non sale più, mentre il Napoli spinge a testa bassa: il rischio concreto di rovinare il cammino fatto finora moltiplica le energie nella banda di Conte. Thuram non sta ancora bene per tenere la palla su a dovere e lascia il posto all’evanescente Correa e così lo svolgimento è tutto davanti a Martinez. Lo spagnolo si sporca i guanti per un destro fiondato da McTominay e nelle uscite sulle continue punizioni laterali e cross del Napoli. Mentre Inzaghi, nervosissimo, si prende un giallo per un cooling break non autorizzato dai regolamenti, il tecnico dei campani si volta in panchina e pesca quel poco che gli è rimasto: l’oggetto misterioso Okafor per Raspadori e quel Marcantonio di Billing (out Gilmour) che sembrerebbe messo lì giusto per saltare di testa. La sorpresa è che il danese finisce per fare la differenza di piede, in una delle poche azioni in cui l’Inter non è perfetta nella lettura difensiva (è pure priva di Bastoni, che ha lasciato il posto a De Vrij: è un cambio che ha tolto sicurezza al reparto). Nel dettaglio, inizialmente sbaglia Bisseck, che cerca l'anticipo favorendo l'inserimento di Lobokta, e proprio Billing, a tu per tu con Martinez, segna sulla ribattuta dopo un miracolo dello spagnolo. L’occasione per il ribaltone è su piedi di Ngonge, un attimo prima della fine, ma il tiro del 2-1 viene strozzato. E così la gincana continuerà, imprevedibile.
Napoli: Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Buongiorno; Politano (dal 38’ s.t. Ngonge), Gilmour (dal 34’ s.t. Billing), Lobotka, McTominay, Spinazzola (dal 38’ s.t. Olivera); Lukaku, Raspadori (dal 32’ s.t. Okafor).
Inter: Martinez; Bisseck, Acerbi, Bastoni (dal 35’ s.t. de Vrij); Dumfries, Barella, Calhanoglu (dal 5’ s.t. Zielinski), Mkhitaryan (dal 35’ s.t. Frattesi), Dimarco (dal 5’ s.t. Pavard); Thuram (dal 20’ s.t. Correa), Lautaro.
Marcatori: 22’ Dimarco (I), 42’ s.t. Billing (N)
Arbitro: Doveri
Atalanta | 0-0 | Venezia | ||
Bologna | Cagliari | |||
Fiorentina | 1-0 | Lecce | ||
Genoa | Empoli | |||
Juventus | Verona | |||
Milan | Lazio | |||
Monza | Torino | |||
Napoli | 1-1 | Inter | ||
Roma | Como | |||
Udinese | 1-0 | Parma |
vs
38
vittorie
22
pareggi
19
vittorie
102
gol fatti
80
gol fatti
Precedenti a Napoli
Competizione | Giocate | Vittorie | Pareggi | Sconfitte | Fatti | Subiti |
---|---|---|---|---|---|---|
Serie A | 158 | 47 | 41 | 70 | 174 | 226 |
Coppa Italia | 13 | 4 | 3 | 6 | 10 | 13 |
Divisione Nazionale | 6 | 1 | 1 | 4 | 8 | 23 |
Supercoppa Italiana | 1 | 0 | 0 | 1 | 1 | 0 |
178 | 52 | 45 | 81 | 193 | 262 |
1-20 di 27 |
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